Ed eccoci di nuovo qui. Spero che tu stia bene.
Oggi ti scrivo per raccontarti cosa c’è sotto la punta dell’iceberg. Già, quando noi ascoltiamo una composizione pianistica, che sia dei giorni d’oggi o che sia di 100, 200 o 300 anni fa, sappi che quello che puoi percepire con un solo ascolto è veramente una piccolissima parte di un grande universo.
Studiare musica e capire la musica, ti aiuta a percepire un ascolto in maniera totalmente differente. Comprendere una partitura è un po’ come avvicinarsi ai geroglifici. Vedi tanti pallini e curve nere inserite in un pentagramma, disposte apparentemente in modo casuale ma… nulla è per caso.
Ogni concatenazione di note è stata pensata, cancellata, ripensata e poi riscritta infine dal compositore. Ci sono tante versioni del brano stesso che non potremo mai ascoltare perché l’autore le ha cancellate in fase di stesura. Sarebbe interessate poterle ascoltare, vero?
Ma… in che modo è possibile comprendere lo scheletro che sta alla base di questi pezzi? Sicuramente con lo studio della teoria musicale ma soprattutto dell’armonia. L’armonia studia gli accordi, che altro non sono che gruppi di note che vanno d’accordo fra di loro.
Studiando questa interessantissima materia, entrerai in un mondo fatto sì di tanta creatività ma allo stesso tempo anche di tante regole. Se vorrai, approfondirò questo discorso più avanti.
Ora ti propongo l’analisi musicale di uno dei miei brani preferiti, la sonata Appassionata di Beethoven. Se non l’hai mai ascoltata, ti consiglio di farlo perché è un vero gioiellino. In questo video l’ho analizzata e spiegata a “grandi linee“.
Incredibile scoprire cosa c’è dietro ad un brano come questo vero? Ti fa venire ancora più voglia di sapere e conoscere.
Come ti dicevo, queste analisi derivano dallo studio della teoria musicale e dell’armonia (e ad un livello più avanzato della composizione. Pensa che questo corso di composizione in Conservatorio durava 10 anni!!).
Per prima cosa, perciò, è importante conoscere gli accordi. Sono certo che ne avrai sentito parlare un migliaio di volte: Do maggiore, Re minore, Si diminuito, Mib aumentato etc.
Non sono altro che gruppi di 3 note, suonate contemporaneamente fra di loro, che danno una sensazione:
- Se la sensazione è felice e gioiosa, l’accordo si dice che è maggiore;
- Se la sensazione è triste e cupa, l’accordo è minore;
- (gli accordi diminuiti e aumentati li lasciamo un attimo da parte).
Chi è che ci lavora dunque con gli accordi? I compositori in primis, quando scrivono la loro musica. Ma anche i musicisti quando suonano, ma soprattutto quando accompagnano una voce solista.
Se provi a cercare lo spartito di una canzone pop italiana non lo troverai mai. Non so, mi viene in mente “La Notte” di Arisa. Non esiste lo spartito. Quello che invece puoi trovare sono gli accordi (per chitarra o pianoforte, è indifferente) e devi essere tu bravo a capire quanto dura ogni accordo, quando cambiarli, come collegarli, come utilizzare i rivolti etc. etc.
Sicuramente il “mestiere” del pianista accompagnatore è molto importante è sta a strettissimo contatto con l’armonia, questa materia che io personalmente adoro moltissimo.
Ho racchiuso, 4 anni fa in un videocorso, tutte le nozioni per quanto riguarda l’accompagnamento pianistico che puoi trovare cliccando qui. Intanto ti lascio con alcune domande:
- Se suono contemporaneamente queste note: Fa-La-Do, che tipo di accordo ottengo? (Maggiore o minore?)
- E se suono contemporaneamente La-Do-Mi?
- E con Mi-Sol#-Si?
Rispondi pure lasciando un commento qui sotto.
Buon lavoro eheh, ma soprattutto, buon week-end!
Christian
0 commenti