Lo spartito al centro di tutto.
Ma qual è lo strumento più importante per il musicista? Di certo non la vista ma l’orecchio e quindi l’ascolto. In questo caso specifico non mi sto rivolgendo agli allievi già avanzati, ma mi sto rivolgendo a coloro che iniziano, e che devono sapere, che come mezzo di apprendimento, non c’è solo la carta.
E’ quindi da valorizzare la dimensione uditiva.
Mi ricordo un mucchio di volte in passato, ma tutt’ora mi succede ancora di tanto in tanto, che il Maestro mi correggeva una sezione che io reputavo corretta. La suonavo sempre in quel modo e non notavo errori. Poi mi faceva focalizzare l’attenzione sul passaggio che sbagliavo, così lo risuonavo ascoltandolo attentamente e solo allora capivo di suonare senza ascoltare, che è uno dei problemi maggiori per i musicisti.Prediligere l’aspetto visivo a quello uditivo, può portare a queste conseguenze.
Tuttavia non è semplice per un insegnante, insegnare con un metodo differente rispetto a quello con la quale lui ha imparato (ovvero con la carta).
La carta, lo spartito, è un mezzo che ci serve per acquisire le informazioni sul brano. Ma è anche bello e divertente fare delle attività di esplorazione.
Il fare e l’ascoltare devono essere strettamente connessi. A tal fine reputo molto utile fare delle lezioni di gruppo. Così facendo, quando suona qualcun altro, possiamo concentrarci sul suono che produce quella persona. In più è possibile chiedere all’allievo se ha trovato più interessante il suono prodotto da lui o dal compagno precedente, quali differenze timbriche c’erano e via dicendo.
Sono stato, da allievo, in una lezione di gruppo al corso di Musicoterapia dell’anno scorso. E mi si è aperto un mondo. Ho visto come le persone, ma soprattutto i musicisti (eravamo tutti allievi musicisti), faticano ad ascoltarsi e fanno molta difficoltà a riprodurre dei timbri riprodotti da un compagno.
Questo discorso è molto importante perché ci fa capire quanto noi allievi abbiamo ancora da esplorare sulla tastiera. Talvolta possiamo peccare di presunzione pensando di aver esplorato tutti i colori che il pianoforte dispone, ma invece quei colori che conosciamo sono solo una sfumatura di un’ampia tavolozza infinita di bellissimi colori.
Dal libro Metodologia dell’insegnamento strumentale, a cura di Anna Maria Freschi e Roberto Neulichdl, gli autori parlano di come sia importante fare tutte queste esperienze di ricerca sonora soprattutto in attività come l’improvvisazione, la composizione e l’interpretazione.
Per iniziare a lavorare col nostro orecchio è possibile partire con la Strategia ad errori. E’ una strategia tipica dei principianti, che consiste nel “trovare” un brano ad orecchio, andando a tentativi sulla tastiera. L’allievo che conosce le basi dell’armonia, non andrà a tentativi ma saprà già che melodia e armonia mettere, secondo la conoscenza degli intervalli e degli accordi costruiti su quella scala.
Attraverso un apprendimento di questo tipo, che per alcuni può sembrare non corretto, l’allievo principiante, può iniziare a vivere esperienze musicali più ricche, perché l’allievo potrà iniziare a suonare melodie più difficili rispetto a quelle che sa leggere.
Il rischio in tutto ciò è il rifiuto della lettura dello spartito, perché costringerebbe l’allievo a fare qualche passo indietro rispetto a quello che sa già fare, a livello tecnico. Bisogna perciò cercare di equilibrare bene le due cose.
L’improvvisazione, può essere uno strumento molto importante, a supporto della didattica. Al termine di un’improvvisazione infatti è possibile far nascere delle riflessioni sull’esperienza appena vissuta. “Come ti sei sentito?” o “E’ stata troppo lunga?” o “Quale parte ti è piaciuta di più?” ancora “Come miglioreresti le parti meno riuscite?” Tutto questo ovviamente può dare il via ad un’altra improvvisazione.
Un’improvvisazione non deve essere a tutti i costi in ambito tonale, formata esclusivamente da accordi consonanti, ma può essere anche totalmente astratta. Parliamo di sensazioni e ascolto, e ogni nota può andare bene come un’altra.
C’è un grandissimo percorso da sviluppare in questo senso dato che il 99% della didattica è centrata sull’aspetto mani/spartito e non mani/orecchio.
Qui un mio libricino sull’improvvisazione.
hai ragione… Io iniziai a suonare quando ero molto piccola e già dalle prime lezioni mi fu messo davanti lo spartito da leggere. Penso che quando bisogna far avvicinare dei bambini alla musica, c'è bisogno di istruirli a partire dall'ascolto e poi passare pratica… Io purtroppo non ho mai sviluppato un orecchio musicale e sono totalmente incapace di riuscire a suonare qualcosa "a orecchio" nonostante siano parecchi anni che suono 🙁
In bocca al lupo a te 😉