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©Copyright 2012 – Christian Salerno |
La nuova riforma ha portato nei conservatori una ventata d’aria fresca che a mio parere era indispensabile. Ho sempre pensato che un pianista, una volta uscito dal conservatorio, non dovesse essere soltanto esecutore, ma anche un po’ accompagnatore, un po’ improvvisatore e un po’ compositore.
Sembra quasi che qualcuno mi avesse ascoltato, introducendo il corso obbligatorio di musica da camera per accompagnare, il corso di creatività per improvvisare e il corso elementi di composizione per iniziare a comporre qualcosa.
Curiosa la cosa eh? Mi piace chiamarlo colpo di fortuna ma… c’è qualcosa che ancora manca, qualcosa che va al di là dell’aspetto musicale che credo che i conservatori debbano assolutamente trattare, magari nel periodo della specialistica (biennio).
Si tratta dell’ambito promozionale della’artista.
Tu puoi essere anche il più virtuoso ed espressivo pianista di tutti i tempi, ma se nessuno ti conosce, allora non vali nulla. L’obbligo del musicista è quello di comunicare e trasmettere emozioni. A chi comunichiamo se non c’è nessuno che ci ascolta? Nessuno disposto a prendersi del tempo per ascoltarci?
Ecco, questo è un’aspetto molto importante che a mio avviso non deve essere sottovalutato.
La capacità di autopromozione di un artista. Apriamo gli occhi, non siamo in America. Non ci sono dei grandi mecenati pronti ad investire sul nostro talento. Qui o vai con le tue gambe o rimani sempre dove sei.
Incontrai in Conservatorio un mio amico che aveva da poco compiuto l’ultimo esame di pianoforte del Biennio, laureandosi con 110, un mostro praticamente. Gli chiesi come andava e come si sentiva ad avere concluso questo percorso di studi a soli 23 anni, e lui mi rispose scherzosamente: “Ora non so che fare ufficialmente!”
Non può un pianista di grande talento rimanere con le mani in mano dopo aver passato tutta la sua vita al pianoforte.
Ci vuole qualcosa per supportare i pianisti. Ci vuole un corso di Marketing per imparare a vendersi.
Nessuno ha bisogno di noi!!
La gente ha bisogno di un’elettricista, di uno che gli ripara il pc, non di certo di un pianista. E’ ovvio… non è un bisogno primario, oggi. La musica, nella nostra società (almeno quella pianistica), è all’ultimo posto della scala gerarchica. Perciò.. o sappiamo venderci o il pianista diverrà sempre più una cosa inutile.
C’è gente che progetta Robot che suonano il pianoforte e sono sicuro che andando avanti di questo passo le cose per noi pianisti saranno sempre peggiori.
In una società dove la pubblicità è tutto, “la pubblicità è l’anima del commercio”, anche noi pianisti dobbiamo imparare a farci pubblicità.
Un corso in conservatorio a cadenza settimanale ci vorrebbe. Questo è come la penso io. E tu? Come la pensi?
Christian Salerno
Mi viene da pensare che un corso simile potrebbe diventare la rovina dei pianisti, i quali si dimenticherebbero di essere dei pianisti e comincerebbero solo a pensare a come vendere più cd possibili. La tentazione è forte… Non incoraggiamo la formazione di altri aspiranti Giovanni Allevi, per favore…
La musica è genuina quando è fatta per essere ascoltata, non per essere venduta.
Grazie per la tua opinione Daniele. Non è detto che per farsi pubblicità bisogna diventare un Allevi.
Certo, lui in un solo concerto guadagna quello che un pianista non guadagna con un anno di concerti, ma anche facendo musica di alto valore è possibile farsi pubblicità. Bisogna solo aguzzare l'ingegno e capire come.
Per lo meno questa è come la vedo io 😉
Christian
Ma ben venga Allevi e Co., condivido alla virgola quello che hai scritto Chris, un musicista (anche indipendentemente dallo strumento) che finito il suo sudatissimo iter di studi si trova fuori dalla porta del Conservatorio con in mano un pezzo di "carta" senza la minima cognizione di COME patinarlo davanti al mondo della musica, è un musicista che, con tutto il talento, la genuinità, la tecnica ecc… che si voglia, ma che brancola nel buio totale! Che poi la musica debba essere solo genuina è solo una chimera, perchè anche i più grandi compositori, vedi Chopin, era sempre alla ricerca di nuovi editori per farsi pubblicare le sue composizioni con lauti compensi … idem, più vicino a noi cronologicamente, Vladimir Horowitz che prendeva cachet stellari durante la sua epoca pianistica!
Tanto per fare qualche esempio con lo stivale italico bucato, all'Conservatorio di Cincinnati è presente un corso di laurea in Elecrtonic Media in cui le discipline non si indirizzano solo alla produzione multimediale dal punto di vista delle intertecniche produzione suono/ immagine/ movimento e della videografia e videografica, ma anche alle tecniche di broadcasting del sistema economico e dei marketing relativi. La Juilliard indirizza seminari interdisciplinari denominati interdivisional LiberAl Arts ed è particolarmente impegnat attraverso anche i dottorati di ricerca nel settore del teatro e dello spettacolo multimediale. E da noi?
Morale della favola: OK essere genuini e talentuosi, ma se un pianista sa muovere solo le dita e non i piedi nella fauna dell'industria musicale, teatrale, concertistica ecc… (figuriamoci poi in Italia) è come un pianista senza una mano, quindi oggi come oggi ci vogliono pianisti con 4 mani 2 per suonare e 2 per firmare contratti! Bach docet!
PS. Chris la tua telepatia mi preoccupa sempre di più … :D:D
In tal caso posso essere d'accordo 😉
Grazie "Anonimo" per questo tuo commento!! 🙂