La Passione Per Lo Studio Del Pianoforte - Christian Salerno

La Passione Per Lo Studio Del Pianoforte

Ago 30, 2011 | Senza categoria | 2 commenti

Nell’arco di questi anni di studio mi sono accorto di una cosa. Se studi con passione un pezzo, il giorno dopo vedrai degli incredibili miglioramenti, mentre se lo studi in modo svogliato, il giorno dopo sarai quasi da punto e a capo.

Studiare con passione intendo mettersi seduto al piano, puntare la sveglia fra 2 ore, e suonare solo il pianoforte finché non sentiamo il “driiiin” della sveglia.

Il pianoforte ha delle esigenze ed esige la tua attenzione. Se non gliela dai lui ti “molla”, e se lui ti molla allora diventa davvero dura per te.

Credo con convinzione che l’atteggiamento che si assuma al pianoforte sia decisivo per l’apprendimento.

Se ci si siede al pianoforte pensando che questo nuovo brano alla quale ci stiamo cimentando sia difficile e che non lo si imparerà mai, probabilmente non si riuscirà mai davvero ad avvicinarsi minimamente all’esecuzione finale di quel pezzo. Ma se ci poniamo in maniera positiva nei confronti del brano, allora tutto cambia.



Ho imparato anche un’altra cosa: ogni passaggio può essere risolto con lo studio. Non esiste problema che non può essere risolto con la divisione del problema in piccole parti. Una battuta che ci può apparire impossibile, in realtà è fattibilissima! Basta entrare dentro la battuta, scavare fino in fondo sino ad assorbirla.

Ad ogni problema c’è sempre una soluzione, e sapere questo può essere già molto rassicurante. Scomporre il problema poi è da aiuto per risolverlo più velocemente e senza tralasciare nulla. Una battuta che ha una grande volata di sessantaquattresimi con la mano destra che suona note per radi disgiunti può sembrare impossibile da eseguire, ma suddividendo queste note per gruppi e memorizzandoli singolarmente e poi continuando a ripeterli, si riesce ad eliminare il problema senza troppa fatica.

Mozart, Beethoven, Chopin, avevano sempre un filo di didattico in ogni loro brano, è come se volessero a tutti i costi far sviluppare una parte di tecnica a chi eseguisse i loro pezzi. Essendo tutti i loro brani dei brani didattici, possono essere tutti risolti con dello studio (dato che sono pezzi che si adattano molto bene alla conformazione della mano).


Ho ripreso in mano da qualche giorni la Polacca Op.26 n.1 dopo che l’avevo studiata in maniera piuttosto superficiale. Ho notato che bene o male me la ricordo, ma proprio non riuscivo a non fare errori in un passaggio, il passaggio dove ci sono gli arpeggi veloci della mano destra.

E’ un passaggio davvero difficoltoso perché la mano destra suona degli arpeggi in senso ascendente, e la mano sinistra suona dei salti in senso discendente. Abbiamo quindi doppi salti che si muovono in direzione opposta!! Per un attimo avevo perso le speranze, ma quando mi misi a studiare questi arpeggi minuziosamente, la “musica cambiò”.

Scomposi quelle battute in ogni modo possibile, provai ogni tipo di combinazione, la mano iniziava a prendere la forma di quei tasti, notavo già molto più controllo. Suonare quel dato passaggio dall’inizio alla fine non serve più di tanto. Serve invece scomporlo, suonarlo al contrario, suonarlo con l’utilizzo delle varianti, rendendolo un accordo laddove è un arpeggio e viceversa. Questo tipo di studio è la medicina contro ogni difficoltà.

Ogni passaggio può essere risolto. Ho iniziato a studiare circa un paio di mesi fa lo studio Op.10 n.1 di Chopin. E’ uno studio interamente basato sugli arpeggi della mano destra. Iniziai lo studio, e rimasi sin da subito molto scoraggiato dalla difficoltà di questi arpeggi…non ne avevo mai affrontati di questo tipo. Sta di fatto che studio il brano oggi, lo studio domani (con le tecniche che conosciamo), vedo che la mano inizia a prendere la forma di quegli arpeggi, i passaggi diventano più puliti e tutto si avvicina all’esecuzione finale. L’unico scoglio ancora da superare è la velocità d’esecuzione, ma quello non è un problema; è già un successo il fatto che io lo sappia suonare più lento e avendo precisione nelle note.

Tutto può essere suonato  e tutto può essere risolto, bisogna solo avere concentrazione, tempo libero, volontà, e tanta passione per lo strumento, deve essere un piacere anche studiare, perché è davvero bello notare i miglioramenti che fa lo studio.

Alcuni non studiano il brano con i metodi corretti (ciclare, dividere le battute in più sezioni, inserire le varianti ecc..) perché non credono sia utile, perciò si limitano a suonare per intero tutto quel passaggio così com’è. Così facendo non si avrà mai la totale padronanza di quella sezione.


Christian Salerno

2 Commenti

  1. David Leek

    Chris grazie di questo bellissimo post! Anche io nella mia piccolissima esperienza ho notato che prima di tutto ci deve essere come dici tu, una passione ARDENTE INTERIORE nello studio, deve essere un piacere che ti appaga nonostante le difficoltà, e poi devi sentire dentro l'astinenza di quando, per varie circostanze, non puoi studiare o si ha poco tempo, ti manca il contatto quotidiano con quei tasti NERI e BIANCHI, cosa che mi capita ogni giorno! Quando iniziai lo studio del Chiaro di Luna di Beethoven pensavo che non c'è l'avrei mai fatta ad eseguirla e impararla a memoria, invece con l'amore che avevo per quella composizione che volevo assolutamente farla mia, volevo farla entrare nel mio DNA, ho scoperto ORA che tutta quella composizione mi è servita anche a livello tecnico eccome!!!! Stessa cosa per il mefistofelico Debussy: terzine vs. quartine, alla fine ho prevalso io, segmentando le note a due alla volta … VOLERE E' POTERE per superare le difficoltà certo, ma sei ci aggiungi l'anima il cuore palpiterà come uno di quei tasti NERI e BIANCHI!!!!

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  2. Christian Salerno www.pianosolo.it

    Bellissimo commento il tuo, Davide! Ottima testimonianza. Se c'è la passione, lo studio lo si affronta con calma, senza fretta, entrando nel vivo del pezzo.

    Come hai detto anche tu, le cose possono sembrare impossibili, ma Nulla è impossibile, sono pure sempre note musicali e come tale possono essere suonate, si tratta solo di trovare il "come". La strada c'è sempre, basta trovarla! 😉

    Grazie mille ancora per il tuo commento Davide! 🙂

    P.S. sono davvero contento per Debussy! 😉

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