Il Mondo dei Pianisti - Christian Salerno

Il Mondo dei Pianisti

Feb 11, 2019 | Intermedio | 0 commenti

GENERE MUSICALE: Classica

Quando 18 anni fa iniziai a studiare pianoforte con l’obiettivo di diventare un professionista, non avevo idea a cosa stavo andando in contro.

Non parlo delle difficoltà che ho incontrato sul mio cammino (superare esami, superare l’ansia da concerto etc.) ma dell’ambiente che avrei trovato.

Ero appena dodicenne, con tanti sogni nel cassetto e con la voglia di spaccare il mondo. I miei amici mi invitavano a casa loro per fare tornei di Playstation ma io preferivo restare a casa ad imparare “Per elisa”. Oppure ancora mi invitavano ad uscire ma mi era appena arrivato a casa il libro “La Difesa Siciliana” di Kasparov e quindi stavo ore e ore sulla scacchiera a studiare mosse e posizioni e chi “da fuori” mi vedeva, apparivo come un pazzo scatenato!

Però questo ero e sono io. Un diverso. 

Mi sono sempre sentito diverso. Quando alle medie tutti i miei compagni pensavano a giocare a palla durante l’intervallo, io mi interessavo delle ragazzine. Ricordo ancora le prove per lo spettacolo dedicato all’Odissea in seconda. La professoressa doveva scegliere chi doveva fare la parte di Ulisse e per selezionare lo studente adatto ci faceva recitare a turno delle piccole parti.

Quando arrivò la scena del bacio tra Ulisse e Penelope, la prof chiese “Chi vuole fare questa scena?” I miei compagni diventarono tutti rossi. Io presi coraggio e mi buttai sotto i commenti e le prese in giro degli altri (l’unica cosa che sapevano fare d’altronde). Fatto sta che diedi un bel bacio a Claudia. Il mio primo bacio in assoluto.

Nacque un certo imbarazzo fra di noi e i giorni a seguire a malapena riuscivamo a guardarci negli occhi. Qualche settimana dopo decisi di dirle quello che provavo per lei ma mi fregò. Andai in classe estremamente carico, con mille discorsi fatti e rifatti il giorno prima ma… lei non c’era più. I suoi genitori si erano trasferiti a Napoli e così non la vidi più.

Arrivò velocemente il periodo delle scuole superiori. I maschi a 14 anni si sentono tutti dei bulli e le offese e le percosse sono all’ordine del giorno. A quanto pare era divertente per tutti tirare un pugno ad un “amico” piuttosto che fargli uno scherzo stupido che potesse avere delle conseguenze, o ancora, la cosa che ho odiato più di tutte… i coppini!

Era divertente per tutti tranne che per me. Una volta Davide, durante la corsa campestre, mi fece un “coppino”, dal nulla, senza alcuna motivazione. Di istinto reagii con un pugno in faccia (o meglio, sulla bocca) e andò tutto sanguinante a lamentarsi dall’insegnante. Chiaramente la colpa era mia perché “non sapevo stare allo scherzo”.

Anche le superiori poi finiscono e si arriva finalmente a fare i conti con la realtà. Alcuni, pur sapendo di non aver nessuna voglia di studiare, vanno all’università per ritardare il loro appuntamento con la realtà. Altri continuano a studiare per raggiungere un proprio obiettivo e altri ancora vanno subito a lavorare.

Distaccatomi dal mondo scolastico sono entrato in Conservatorio. Qui è partita la seconda parte della mia vita, quella più bella ma anche quella più assurda. Credevo di aver visto tutto in termini di cattiveria, gelosie, invidie ma… non avevo ancora conosciuto bene i pianisti!

Ci sono essenzialmente due tipi di pianisti. Quelli che studiano, si impegnano e amano la musica e quelli che studiano, si impegnano e credono di amare la musica.

Ho incontrato insegnanti che tutto erano tranne che insegnanti. L’insegnante non è solo quella persona che ti trasmette delle informazioni. L’insegnante è per me anche un punto di riferimento, una guida.

Invece ho visto insegnanti umiliare i propri studenti davanti ai suoi coetanei con parole sgradevoli e offese personali che non hanno nulla a che fare con il rendimento didattico. Ho visto insegnanti urlare e incaxxarsi per una nota sbagliata. Ho visto insegnanti prendersela sempre con la stessa persona solo perché gli stava antipatica.

Sono quelle situazioni in cui tutti sanno che è così, ma nessuno fa nulla e può fare nulla. Ahhh, se venisse dato un minimo di potere anche agli allievi per segnalare gli abusi anche solo tramite un questionario anonimo!

Mi è capitato di stare antipatico ad un insegnate di teoria e solfeggio. Io non l’ho mai avuto come insegnante, ma gli stavo antipatico. Non abbiamo mai scambiato una sola parola ma lui mi odiava. Odiava il fatta che realizzavo video su Youtube ironizzando la figura dell’allievo ma soprattutto dell’insegnante.

Odiava il fatto che rendevo la musica anche una materia divertente e perché no, di intrattenimento. Chopin stesso affermava che chi non sapeva ridere non era una persona seria.

Lui era un insegnante vecchio stile. Austero ed estremamente religioso. Durante un’esame di direzione corale mi chiese qualcosa riguardante il rito liturgico ma, non frequentando le messe, non sapevo rispondere. Gli dissi che non frequentavo e che non credevo e che ai fini dell’esame non mi serviva sapere quelle cose. Mi fece una paternale e probabilmente se la legò al dito.

Lo ritrovai in commissione anche nell’esame successivo. Se non ricordo male era Analisi 1. La prof ci diede il compito di stendere una tesina. Feci del mio meglio ma a quanto pare non era sufficiente. Fui bocciato all’esame e mi dissero di rifarla perché nella tesina c’era troppa roba. Era meglio affrontare pochi discorsi ma fatti bene.

Così mi ripresentai nuovamente alla sessione d’esami successiva con la mia tesina più snella. Non andò tanto meglio. Convocarono il direttore e mi fecero uscire dall’aula in attesa di una “sentenza”. Poco dopo mi chiesero di entrare e lì … lo sfogo personale dell’insegnante su di me. 

– “Ho visto che fai i video su Internet”

– “Sì..” risposi senza capire dove voleva arrivare.

– “Fai ridere dunque. No perché… fai ridere con quei video” con occhi da psicopatico.

– “Non lo so, me lo devono dire gli altri se fanno ridere i miei video

– “No no, te lo dico io che fai ridere. In ogni modo ti proponiamo un 18, accetti?”

– “Sì sì, accetto!!” Non vedevo l’ora di togliermi quell’esame dalle scatole per iniziare finalmente a preparare il concerto di Laurea.

Da lì la conversazione degenerò. Anzi, più che conversazione, il monologo. Iniziò ad inveire contro di me, con la prof della materia e il direttore presente. Iniziò ad insultarmi e non so davvero cosa mi trattenne dal rispondergli male. Presi il mio 18 e me ne andai a casa.

Qualche mese dopo c’era da presentare in segreteria i crediti per le attività extra-conservatorio svolte durante l’anno. Quei crediti sarebbero serviti ad avere un piccolo punteggio in più. Così presentai tutti i concerti che feci nel 2016. Era stato un anno ricco di Concerti: all’Aquila presso l’auditorium BPER, da Fazioli presso la rassegna “note in volo”, da Steinway & Sons durante Pianocity Milano, poi un concerto presso la Colonia Elioterapica di Germignaga, poi un concerto presso il Castello Aragonese di Ischia e nuovamente per Steinway&sons a Tolentino in occasione del terremoto.

Durante il consiglio accademico, mentre c’erano da valutare i crediti, il famoso professore si oppose. Era convinto che gli attestati che avevo presentato erano falsi. Tant’è che chiamò alla Steinway per chiedere se davvero avevo suonato per loro. Se ci ripenso ora mi viene da fare una grossa risata. Me lo immagino, tutto rosso di rabbia, con le vene tappate, che si domanda come ha fatto un pischello a suonare due volte lo stesso anno con la più grande e prestigiosa casa costruttrice di pianoforti al mondo.

Quanto avrei voluto essere lì per vedere la sua faccia in quel momento.

Fatto sta che me lo sono dovuto subire e in silenzio fino alla Laurea perché fino a quel momento aveva lui il coltello dalla parte del manico.

Ma questo è solo un caso.

Una volta mi capitato di stringere amicizia su Facebook con un pianista e compositore. Ci scambiai qualche chiacchiera via chat. Mi capitò di incontrarlo poi qualche settimana dopo in occasione della fiera del pianoforte di Cremona. Così andai da lui, lo chiamai per nome e gli strinsi la mano. La sua faccia però non era altrettanto gioiosa quanto la mia. Anzi.

Scoprii poi quella sera, tramite una mia amica (dato che si era sfogato con lei), che non gli era andato bene il fatto che l’avevo salutato per nome senza chiamarlo “maestro“. Ma ci rendiamo conto?!

Maestro è un titolo che non vale nulla. Dottore è un titolo che non vale nulla. È solo un modo per sentirsi importanti e cercare di elevarsi un gradino più in alto rispetto agli altri. Chiaramente, alla base di queste reazioni c’è sempre una grandissima insicurezza. 

Ma la mia palestra più grande di vita è data da Youtube. Su Youtube ricevo decine e decine di commenti ogni giorno. Su 10 commenti, 5 sono dei complimenti, 3 sono neutri e 2 sono degli haters. Questo 20% di commenti sono quelli che mi fanno capire quanto grado di frustrazione c’è nei pianisti. Qualche esempio? Tieniti forte!

Qui un pianista si è preso la briga di condividere un mio post (pubblicità gratis!) in cui promuovevo il mio corso che terrò a Marzo. In questo corso mostrerò ai musicisti come ottenere maggiore visibilità e lavoro soprattutto grazie al web:

Qui invece qualcuno ha commentato sotto una mia cover del brano “I tuoi particolari” di Ultimo (che ha presentato a Sanremo 2019):

Quello che noto è che il pianista, soprattutto quello classico, non ammette che gli altri possano suonare anche altri generi musicali e che per di più ricevano anche maggiori apprezzamenti (e compensi)! 

La cosa veramente frustrante oggi è che studi una valanga di anni per migliorare tecnicamente e conoscere la musica sempre più a fondo, ma poi arriva uno “meno bravo” di te e … tac, ti passa davanti. A prima vista sembra una delle solite cose all’italiana. Soliti raccomandati che ti passano davanti e la meritocrazia sempre buttata nella tazza del cesso.

Ma andando un po’ oltre a questi semplici pregiudizi possiamo vedere che non sempre è così. Talvolta chi “ci passa davanti” è una persona audace, che si dà da fare per cambiare la propria posizione attuale e che magari, sa utilizzare meglio la comunicazione (e i nuovi mezzi di comunicazione).

Mi ricordo ancora quando Beppe Grillo iniziò a farsi sentire sempre di più in ambito politico con il suo movimento e che la gran parte del consenso lo aveva ottenuto in Rete. Gli altri, ancorati ai vecchi modi di comunicare rimasero a bocca aperta e per difendersi lo sminuirono etichettandolo e deridendolo in quanto “comico” (quanto siamo bravi ad etichettare le persone!). Ah, non mi interessa minimamente la politica e a casa non ha nemmeno la tv (era solo per fare un esempio).

Chi “ci passa davanti” può non essere meglio di noi nel nostro settore ma può avere sviluppato delle competenze collaterali che gli permettano di inserirsi meglio di noi in determinate situazioni.

È così nella musica come nella vita. Pensa quante volte avrai visto un ragazzo non bellissimo esteticamente stare con una top model e pensare “cacchio, ma sono meglio io di quello lì! Perché lui sì e io no??” Perché semplicemente lui può avere mille altre doti in più di te… (e chi vuole capire capisca… ehehe). Scherzi a parte. Non siamo abili a fare solo una cosa noi essere umani. Certo, ci viene facile additare una persona come “pianista”, “simpatica”, “introversa” ecc.. Ma noi non suoniamo solo il pianoforte, non facciamo solo ridere le persone e non siamo solo taciturni. Siamo un insieme di piccole sfaccettature e di esperienze che hanno segnato il nostro carattere. E se oggi siamo così, nessuno può giudicarci perché nessuno ha vissuto le nostre stesse identiche esperienze.

Qualche anno fa commettevo l’errore di criticare negativamente le composizioni di alcuni colleghi perché le ritenevo banali ripetitive. Poi mi sono guardato dentro e mi sono fatto delle domande come:

  • a me dà più fastidio il fatto che siano banali o il fatto che vendono (e che sono apprezzate) più delle mie??
  • che potere ho io per giudicare la musica creata da una persona? Cosa so di quello che provava mentre la scriveva?

Queste due semplici domande mi hanno cambiato la vita. Io posso non apprezzare una composizione (i gusti sono gusti!), ma non ho nessun diritto di screditare quella composizione o quell’artista.

La musica non si può giudicare anche se ormai siamo entrati in un sistema che ce lo permette (esami, concorsi, festival di Sanremo, xfactor). Finchè si è in questo sistema si creeranno sempre attriti perché la musica non è come la matematica. 

Se i pianisti, soprattutto quelli professionisti, ogni tanto si ricordassero in primis di essere delle persone e di essere partiti anche loro col suonare “Oh Susanna” alla prima lezione di piano, sarebbe un mondo migliore. 

Nei gruppi Facebook, tra cui Roba da pianisti, trovi sempre il pianista più esperto che è pronto a umiliare pubblicamente quello meno esperto dicendogli che quel tipo di tocco è sbagliato, che quell’accento su quella nota non ci va e se l’ha messo significa che non ha capito nulla… se fossero solo delle critiche non ci sarebbe nulla di male, anzi, si potrebbe solamente migliorare. Il problema è la supponenza di come queste cose vengono scritte.

Io non sono nessuno per cambiare le cose e non ho questo potere. Mi piacerebbe però vedere più sostegno fra musicisti piuttosto che infangarsi l’un l’altro, tanto c’è posto per tutti sul mercato. Farsi la guerra serve solamente a perdere preziose possibilità di collaborare, perché unendo le forze si ottengono sempre cose grandiose!

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