Il mondo della musica esercita il suo fascino ammaliatore su molte persone, e addirittura capita di imbattersi in alcuni che fin da piccoli dimostrano uno spiccato interesse per gli strumenti musicali.
Alcuni sono anche dotati di un naturale talento che rende intuitivo qualsiasi apprendimento, mentre altri hanno bisogno di maggiore rinforzo per sviluppare appieno le loro capacità divenendo man mano sempre più abili.
Seguire da vicino i progressi dei piccoli allievi è un’esperienza molto soddisfacente per un maestro, che con i bimbi mette davvero alla prova se stesso.
Infatti, nei casi degli allievi più giovani, non è sufficiente avere un’ottima formazione, ma occorre anche una buona predisposizione pedagogica dal momento che il modo in cui l’insegnante ci sa fare può produrre una differenza davvero determinante.
Di seguito vedremo quali accorgimenti adottare per insegnare pianoforte ai bambini, e quali devono essere i presupposti affinché si possa costruire un buon percorso musicale.
L’approccio allo strumento: i primi passi
Come abbiamo accennato, affinché il bambino possa trarre qualche beneficio dalle lezioni di musica, è fondamentale che sussistano alcuni presupposti di base. Il primo, ben più importante del talento, è la motivazione.
- Editore: Volontè & Co
- Autore: Maria Vacca
- Collana:
- Formato: Libro in brossura
- Anno: 2016
Talvolta, infatti, può capitare che il primo incontro con lo strumento avvenga in modo forzato, solitamente per un desiderio dei genitori che non rispecchia quello del figlio, che magari preferirebbe fare altro e coltivare le sue vere passioni.
Bisogna considerare, infatti, che il pianoforte, ancora più di molti altri, è uno strumento molto impegnativo, che non solo richiede un consistente investimento economico per poter essere studiato, ma anche di tempo ed energie da profondere nel lavoro a lezione e, soprattutto, a casa. (Leggi quali sono i migliori pianoforti digitali più economici)
Ecco perché quando un bambino si approccia al pianoforte lo dovrebbe fare di sua spontanea volontà, seguendo un suo desiderio genuino, che deve essere certamente supportato in modo adeguato dai genitori, ma non deve essere pilotato da loro.
La differenza è sostanziale e importantissima.
Dopotutto, non tutti i bambini sono portati per le stese attività, e solo quando ciascuno sceglie ciò che veramente ama, potrà metterci il massimo impegno.
Questo si tradurrà in una notevole differenza nell’attitudine, dal momento che sarà fondamentale fare in modo che il bambino, specialmente se molto piccolo, viva la musica con lo stesso divertimento di un gioco, pur trattandosi di qualcosa di serio che richiede l’applicazione di molta disciplina.
Se il piccolo è davvero interessato allo strumento, ciò avverrà in maniera del tutto spontanea, e al maestro spetterà semplicemente il compito di rafforzare questo atteggiamento.
Inoltre, se il bimbo possiede una certa predisposizione, suonare gli riuscirà naturale, esattamente come potrebbe esserlo cantare o ballare, e anche questo comportamento va supportato perché è la chiave che determinerà la sua crescita musicale.
Talento e apprendimento
Assodato il presupposto che l’interesse per la musica deve necessariamente essere innato, occorre anche precisare che il livello di bravura che il bambino riuscirà a raggiungere risulta dalla combinazione sia di fattori naturali che di fattori appresi.
Prima di tutto, infatti, ogni bambino possiede una base di talento, che può essere variabile e viene identificata come intelligenza musicale, ovvero una delle molte forme nelle quali si esplica la nostra intelligenza, e che in alcuni è più spiccata.
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Detto ciò, il maestro ha il compito di aiutare il piccolo a stimolare il suo bagaglio, ricreando a lezione una situazione che sia il più possibile gradevole, in modo da metterlo a suo agio, ma facendo anche in modo che l’impegno riesca a dare i suoi risultati, ad esempio pianificando dei confronti con altri giovani allievi, in modo che ciascuno possa trarre ulteriori stimoli e desiderio di perfezionarsi e migliorare in continuazione.
Inoltre, non dimentichiamo che, fin dalla più tenera età, il gioco è il mezzo naturale con il quale i piccoli riescono a imparare in modo più proficuo, quindi ogni lezione deve presentare questo carattere ludico non solo per far sì che l’interesse venga mantenuto, ma anche per ottimizzare gli apprendimenti.
Giocare con i tasti e con i suoni, imparando a familiarizzare con essi, è il primo e imprescindibile metodo di approccio, per questo motivo ogni bambino deve sempre avere a disposizione una tastiera sulla quale poter strimpellare e giocare anche in autonomia.
Suggerimenti pratici
Veniamo ora ad alcuni consigli che potranno facilmente trovare un buon grado di applicabilità e che, in linea generale, si adattano a tutti i piccoli allievi.
Ad esempio, per cominciare occorre posizionare delle solide basi, che possano fornire il terreno sul quale impostare l’intero percorso musicale del bambino e sviluppare tutti gli apprendimenti che avverranno successivamente.
In questo caso, con porre le basi si intende senza dubbio imparare a leggere la musica. Nonostante non debba mai mancare l’esperienza diretta con il pianoforte già dalla primissima lezione, occorre infatti prevedere anche dei momenti dedicati alla teoria, durante i quali il piccolo imparerà a identificare le note e i segni grafici che vi corrispondono.
Ma bisogna sempre mantenere tutto sul piano del gioco, quindi per i primi anni sarà opportuno dimenticare gli spartiti e il pentagramma e concedere il via libera al disegno di note e pause con i pennarelli, per rendere tutto più accattivante e divertente.
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Anche l’orecchio, ovviamente, deve essere allenato per poter maggiormente apprezzare la musica del pianoforte, quindi se hai un allievo in tenera età non astenerti dal fargli sentire qualche pezzo suonato da te, in modo che possa cogliere la bellezza della musica e della sua interpretazione.
Questo sarà un ottimo stimolo, dal momento che i bambini sono naturalmente portati all’imitazione, grazie all’azione dei neuroni specchio, che guidano alcuni importanti processi di apprendimento anche tramite l’imitazione di azioni che hanno visto fare ad altri o che hanno immaginato.
Per lo stesso motivo, prova ad avvicinare il piccolo studente all’ascolto di concerti, e vedrai che tutti questi input sortiranno il loro effetto.
L’importanza del maestro
Infine, una volta che si è certi che il bambino desideri veramente suonare il pianoforte e che abbia una vera vocazione per la musica, si può pensare di passare a un livello superiore, scegliendo una scuola di musica che sia adatta a rispondere alle sue esigenze o cercando un maestro di pianoforte.
Questo passaggio è fondamentale, dal momento che la musica è una disciplina solitaria, e le lezioni avvengono in un rapporto duale che si instaura tra il maestro e l’allievo.
Pertanto, non è vero che un insegnante valga l’altro, e quando si tratta di bambini questo fattore diventa ancora più importante.
Si potrebbe pensare che sia naturale cercare per il proprio figlio un maestro competente, che abbia magari un titolo di studio e goda di un’ottima fama, ma il prestigio non è tutto, e avere una laurea in pianoforte non significa automaticamente essere un buon insegnante per i più piccoli.
I bambini alle prime armi, infatti, non se ne fanno nulla di un esperto che sa suonare qualsiasi cosa, ma è molto più importante il fattore umano di questa persona: in poche parole, un buon maestro per i bimbi deve essere bravo a relazionarsi con i più giovani, e deve avere molta pazienza.
I bambini possono infatti essere molto volubili, e le giornate storte, in cui sono stanchi, non riescono a concentrarsi o sono di cattivo umore, capitano frequentemente.
L’importante è non scoraggiarsi e mantenere lo spirito ludico che renderà ogni apprendimento piacevole, oltre che apprezzare anche i più piccoli e apparentemente insignificanti passi avanti, in modo che l’allievo si senta gratificato e motivato a proseguire con il suo studio.
La relazione che si crea tra maestro e bambino è l’elemento che può essere cruciale nel determinare l’apertura di molte porte, non solo grazie alle nozioni che il primo saprà inculcare nel secondo, ma anche al modo in cui riuscirà a trasmettere tutta la sua passione e il suo amore per la musica, in modo che anche il bambino possa desiderare di migliorarsi e continuare a suonare.
Metodi di Pianoforte per Bambini
Quali sono i metodi ad oggi più interessanti per lo studio del pianoforte per bambini?
Ci sono molti metodi didattici e mi sembra ovvio favorire quelli ricchi di colori e immagini. Tra questi, non posso fare altro che consigliarti: Il Musigatto per la parte pianistica e il libro Suoni e Silenzi per quanto riguarda la parte teorica.
- Editore: Volontè & Co
- Autore: Maria Vacca
- Collana:
- Formato: Libro in brossura
- Anno: 2016
Il Musigatto, insieme a Poli il Polipo , è senza ombra di dubbio il libro più utilizzato per insegnare pianoforte ai bambini. Al suo interno puoi trovare esercizi introduttivi, brani e illustrazioni di gatti che accompagnano lo studente dall’inizio alla fine del libro.
Poli il Polipo, invece, è per studente più portati e alla fine del libro lo studente arriverà a suonare anche cose molto complesse.
- Libero, Maestro (Autore)
Infine, il libro suoni e silenzi, è il libro di teoria musicale più innovativo, adatto ai bambini dai 3 anni in su. Sono 92 pagine di contenuto con 15 video e 46 basi da scaricare e utilizzare a lezione.
Che cosa imparerà l’allievo grazie a questo libro? Imparerà a capire il ritmo e a riconoscere le principali figure ritmiche grazie anche alla tecnica del Body percussion.
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