Beethoven, a differenza di altri suoi colleghi non era una figura bella. Non arriva a 1,65 cm di altezza, era tarchiotto, capelli scombinati, testa massiccia, mani massicce e un broncio sempre presente sul viso. Non era una figura che ti ispirava molta simpatia.
Nella sua vita sentimentale non ha mai avuto molta fortuna, ha avuto storie brevi, (amava molto guardare le donne; era spesso innamorato, ma di solito per brevi periodi) è stato con donne che erano impegnate e che a differenza di Liszt, non se la sentivano di mollare tutto per andare via con lui. Purtroppo non ha mai avuto un figlio a cui poter dedicare tutto l’amore che aveva da dare, infatti ebbe un attaccamento morboso per il nipote Karl, di cui riuscì ad ottenere l’affidamento dopo infinite lotte giuridiziarie.
Beethoven era molto sensibile alla bellezza ed al fascino femminile. Nei primi anni di Vienna, stando a Wegeler, era sempre coinvolto in storie sentimentali e “fece alcune conquiste che più di un Adone avrebbe trovato difficili se non impossibili“. Egli dedicò molto tempo a corteggiare donne che non potevano ricambiare il suo affetto: la maggior parte di loro apparteneva a “classi alte“ e vi era di solito un’insuperabile barriera sociale che impediva alla relazione di andare troppo oltre.
Molte erano sposate o già promesse ad altri. Così egli era inevitabilmente destinato a non ottenere nulla e forse, a livello inconscio, era proprio questo che lui desiderava.
All’alba dei 30 anni la sordità per Beethoven inizia a farsi sentire e vi lascio immaginare che cosa significhi per un musicista diventare sordo. Da allora la sordità si fece sempre più forte fino a non sentire praticamente nulla. Nel 1801, a 31 anni quindi, scrive al suo amico d’infanzia: “La mia vita è diventata ora più piacevole, perché frequento di più la gente; non puoi immaginare il senso di vuoto e la tristezza che mi hanno accompagnato in questi due ultimi anni, la debolezza d’udito mi perseguitava ovunque come uno spettro e io fuggivo gli uomini; dovevo apparire misantropo, io che invece lo sono così poco; questo mutamento lo ha prodotto una cara, incantevole ragazza, che mi ama e io amo, in due anni sono questi i soli momenti beati ed è la prima volta che sento che il matrimonio potrebbe renderci felici; purtroppo essa non è del mio ceto sociale e ora non mi potrei davvero sposare».
Lei era aristocratica e in più aveva solo 16 anni. Beethoven non lo era e aveva il doppio della sua età. C’è da dire che per farsi accettare anche dalle alte classi sociali, fece di tutto per inserire il “van” che compreso fra “Ludwig e Beethoven”. Era un titolo che avevano i “baroni”, è come se uno oggi si comprasse un Mercedes solo per sfoggiarlo e poi non ha minimamente le possibilità di mantenerlo. Si vedeva lontano un miglio a che classe sociale appartenesse Beethoven, nonostante il nobile nome “van”. Questa ragazza sedicenne, fu sua allieva e ha il nome di Giulietta Guicciardi alla quale dedicò la famosissima sonata “Al chiaro di Luna”, uno dei capolavori più immensi del compositore.
Beethoven era solito dedicare propri capolavori alle fanciulle per cui il proprio cuore batteva. Sicuramente conoscerai il brano “Per Elisa”, che in realtà, è stato scritto da Beethoven come “Per Theresa” (Teresa Malfatti) e erroneamente trascritto da un copista. Theresa aveva 18 anni, figlia di un medico che aveva in cura Beethoven. Lui perde la testa per lei (ormai 40enne) ma probabilmente non ha mai ricevuto grandi segni di incoraggiamenti da parte sua. Era il classico amore platonico fatto di idealizzazione.
Idealizzare significa sopravvalutare, mettere su di un piedistallo, venerare, creare idoli. Le cose vengono viste dipinte di rosa e molto appare migliore di come in realtà non è. Il più delle volte il mito si sfata e la delusione sarà doppia.
Lui aveva molti riguardi e attenzioni per lei, le mandava spartiti, le procurò un pianoforte e insieme allo spartito “Per Theresa” le allegò anche una lettera, una lettera d’addio poiché lei si era da poco sposata con il barona Von Drosdick. La lettera era: “Ora stia bene , diletta Teresa. ………. Si ricordi di me ………. Dimentichi le mie pazzie. Nessuno più di me può augurarle una vita lieta e felice, anche se lei resta indifferente nei confronti del Suo devotissimo servitore ed amico Beethowen”
Si trattava secondo me di amore incondizionato, cioè un amore che non si sforza di essere amato. E’ come se in realtà non aspirasse ad un sentimento reciproco. Amava senza un reale desiderio di possesso, senza rapporti di dipendenza. Non era un “io ti amo se tu…” (come succede nella maggior parte delle coppie “se mi ami devi dimostrarmi questo…” “se tu fai così allora io faccio colà”, “se non mi sposi vuol dire che non mi ami”.) Non c’erano tutti questi subdoli ricatti psicologici negli amori di Beethvoen, ma c’era solamente tanto amore, tanto desiderio di amare.
Quindi un Beethoven disperatamente a caccia di amore, ma non riusciva a trovarla perché puntava troppo in alto. Non aveva le carte in regola per arrivarci, e non aveva la fisicità di un Liszt o di un Leonardo di Caprio in Titanic. Raggazzino della terza classe che si innamora di una borghesotta ma alla fine l’amore vince su tutte le barriere e vincoli sociali.
Arriviamo poi a delle lettere che sono state ritrovate (probabilmente mai spedite) e che lui scrisse ad una ragazza. Non si sa con certezza a chi siano dedicate queste lettere poiché lui non nomina mai il suo nome e la chiama “immortale amata”. Le lettere sono ricche di Pathos:
6 luglio, di mattina. Mio angelo, mio tutto, mio io — Sono poche parole per oggi, e per giunta a matita (la tua) — Il mio alloggio non sarà definito prima di domani — che inutile perdita di tempo — Perché questa pena profonda, quando parla la necessità — può forse durare il nostro amore se non a patto di sacrifici, a patto di non esigere nulla l’uno dall’altra; puoi forse cambiare il fatto che tu non sei interamente mia, io non sono interamente tuo: Oh Dio, volgi lo sguardo alle bellezze della natura e rasserena il tuo cuore con ciò che deve essere — l’Amore esige tutto, e a buon diritto — così è per me con te, e per te con me. Ma tu dimentichi tanto facilmente che io devo vivere per me e per te; se fossimo davvero uniti, ne sentiresti il dolore tanto poco quanto lo sento io — Il mio viaggio è stato terribile; sono arrivato qui soltanto ieri mattina alle quattro. Poiché scarseggiavano i cavalli, la diligenza ha scelto un’altra strada, ma quant’era orribile! Alla penultima stazione di posta mi sconsigliarono di viaggiare la notte; volevano mettermi paura parlandomi di una foresta, ma ciò mi incitò maggiormente — ed ho avuto torto. La carrozza non poteva che rompersi per quel sentiero orrendo, fangoso e senza fondo. Se non avessi avuto con me quei postiglioni sarei rimasto in mezzo alla strada. Esterhby, viaggiando per la solita via, con otto cavalli ha avuto la stessa sorte che è toccata a me con quattro — Eppure ho provato un certo piacere, come sempre quando riesco a superare felicemente qualche difficoltà — Ora passo in fretta dai fatti esterni a quelli più intimi. Ci vedremo sicuramente presto; neppur oggi riesco a far parte con te delle mie considerazioni di questi ultimi giorni sulla mia vita — Se i nostri cuori fossero sempre vicini l’uno all’altro, non avrei certo simili pensieri. Il mio cuore trabocca di tante cose che vorrei dirti — ah — vi sono momenti in cui sento che le parole non servono a nulla — Sii serena — rimani il mio fedele, il mio unico tesoro, il mio tutto, così come io lo sono per te. Gli dei ci mandino il resto, ciò che per noi dev’essere e sarà. Il tuo fedele Ludwig.
E poi c’è questa lettera che risale alla mattina successiva:
Pur ancora a letto, i miei pensieri volano a te, mia Immortale Amata, ora lieti, ora tristi, aspettando di sapere se il destino esaudirà i nostri voti — posso vivere soltanto e unicamente con te, oppure non vivere più — Sì, sono deciso ad andare errando lontano da te finché non potrò far volare la mia anima avvinta alla tua nel regno dello spirito — Sì, purtroppo dev’essere così — Sarai più tranquilla, poiché sai bene quanto ti sia fedele. Nessun’altra potrà mai possedere il mio cuore — mai — mai — oh Dio, perché si dev’essere lontani da chi si ama tanto. E la mia vita a Vienna è ora così infelice — Il tuo amore mi rende il più felice e insieme il più infelice degli uomini — alla mia età ho bisogno di una vita tranquilla e regolare — ma può forse esser così nelle nostre condizioni? Angelo mio, mi hanno appena detto che la posta parte tutti i giorni — debbo quindi terminare in fretta cosicché tu possa ricevere subito la lettera. — Sii calma, solo considerando con calma la nostra esistenza riusciremo a raggiungere la nostra meta, vivere insieme — Sii calma — amami — oggi — ieri — che desiderio struggente di te — te — te — vita mia — mio tutto — addio. — Oh continua ad amarmi — non giudicare mai male il cuore fedelissimo del tuo amato. Sempre tuo Sempre mia Sempre nostri — L. A chi erano dedicate?
Grazie di questo spunto biografico….molto interessante.